Passioni e abitudini di un uomo amante della vita. Uno che ama forse se stesso, un uomo senza tempo e senza età. Considerato una persona simpatica per chi lo conosce, altruista, allegro. "un uomo con il sole in tasca". 

Gli amici lo chiamavano "creatore di sogni". Autore di migliaia di reportage fotografici ed articoli pubblicati in tutto il mondo riguardanti: personaggi, moda, viaggi, natura, ambiente, arte ecc.

Lunghi capelli castani, sorriso autentico, voce indomabile come lui. Uno che sfugge alle etichette e alla gente. Di carattere allegro, sincero con gli altri, altruista per natura, rispettoso e protettivo, con le donne.

Giuseppe De Pietro

80 anni, 24 Gennaio 1943 (Acquario)

Talento timido ma autentico, un coltivatore di sogni

Chi è Giuseppe De Pietro, fotografo, giornalista, editore, alla soglia dei ottant'anni

A Catanzaro ci è soltanto nato, ha vissuto la sua infanzia a Nicotera fino all'età di 8 anni trascorrendola in campagna con i suoi, tra vigneti, agrumeti ed uliveti. Suo padre Salvatore De Pietro e sua madre Francesca Scardamaglia. Poi nel '51 è andato in Argentina con i suoi, è lì ha vissuto è rimasto fino ai ventisette anni.

Definito un pittore con la macchina fotografica, un ammaliatore dell'obbiettivo, De Pietro è uno dei fotografi più attuali del nostro tempo di cui con i suoi scatti non ha solo fotografato, ma l'ha vissuti. Negli anni '90 ha anche tenuto conferenze sul fotogiornalismo nei lontani anni ottanta Istituto della Fotografia a Palazzo Lancellotti, dietro Pzza Navona a Roma. 

Un collega ha scritto di lui: «non è un fotografo con un grande senso etico. Non è un pittore, mi sembra piuttosto uno che adora le forme, che piega il mezzo con una straordinaria destrezza al fine che persegue».

L'amore per la fotografia comincia da ragazzo là, alla fine del mondo in Sud America, che ha lasciato nei suoi lavori il calore ed il colore della sua storia e delle sue indimenticabili immagini. Finita la scuola, dal 1966 fa parte dello staff dell'agenzia fotografica Argen Press di Buenos Aires. Frequenta artisti e pittori di quella città e sente crescere un bisogno di creatività e di espressione artistica che troveranno nella macchina fotografica il suo mezzo più adeguato ed il suo linguaggio più esplicito. Ancora da ragazzo, a poco più di 16 anni, scatta per Biaghetti il suo datore di lavoro una foto con sua figlia Marina. Nasce il suo primo ritratto, ma tanti ne sono susseguiti: questa è la molla definitiva che lo spinge a continuare nell'agenzia.

Contemporaneamente nel pomeriggio frequenta come assistente in uno degli studi più importanti di fotografia pubblicitaria di Buenos Aires; lo Studio Totino, di Emilio Totino, lì si eseguivano alcune delle campagne pubblicitarie nazionali più importanti.

E' a Roma da 52 anni. Ha esordito giovanissimo come fotografo in Argentina nell'agenzia fotogiornalista prendendo in prestito la macchina fotografica "Voighlander" da un vicino di casa, poi acquista una Leica M4 da un milanese di pasaggio a Buenos Aires. Dopo alcuni anni collabora per il principale quotidiano di Buenos Aires "La Prensa", successivamente per la rivista "Radiolandia". ed "Antena".

Ritorna in Italia, si ferma a Roma. Inizia a lavoroare come fotografo di scena dove apre una propria agenzia fotogiornalistica e collabora per le maggiori riviste nazionali ed internazionali di molte nazioni. Pietro, da buon fotografo, sceglie l'inquadratura migliore e fissa sulla pagina i ricordi di una vita. La passione per la natura, la moda ed il cinema fanno da sfondo a questa raccolta di scritti che si snoda come una lunga narrazione di viaggio, un percorso. Dall'infanzia nella campagna calabrese dei suoi, alle esperienze da fotografo di sfilate di moda, pubblicate nelle grandi riviste del Giappone, Arabia Saudita, Stati Uniti, Sud Africa, Australia ecc. Là dove le presenze umane amano la nostra moda, il nostro cinema, la nostra arte, le nostre città, la nostra cucina. Una scrittura che interpreta le trasformazioni del mondo, che insegue i ricordi, che guarda a quel che è stato e a quel che resta, senza rimpianti.

Ritorna in Italia, si ferma a Roma. Inizia a lavoroare come fotografo di scena dove apre una propria agenzia fotogiornalistica e collabora per le maggiori riviste nazionali ed internazionali di molte nazioni.

Viaggiatore per professione, è stato in moltissimi Paesi, realizza articoli di viaggio e fotografie, oggi si dedica più al giornalismo che alla fotografia.

Negli anni ottanta realizza la rivista "Happening in Italy" da lui stesso diretta e successivamente "Romasposi". In quei anni è stato direttore della rivista di cui era anche l'editore "Fashion Faces".

LA SUA TERRA

Pino a sette anni sull'asino del padre

Nicotera, la sua terra per lui è un sospiro, e un gemito, guardando con dolore nelle mani della zappa degli uomini contadini, di gente saggia, che canta e prega che soffre e gode, che dorme e veglia che ride e piange, così è la sua terra

Nicotera dalle campagne verdi, con le sue colline selvagge, le pianure, gli uliveti e dei vigneti. Con l'aroma nei suoi vicoli di stoccafisso e peperoni arrostiti. Il sapore dei suoi vini e la sera, i sospiri degli amanti. Pareva che nulla lo legasse a quella terra improbabile, aleatoria, senza radici, completamente in balia di quel mare e la terra. Le facce della gente di quel periodo e di quel luogo le scorrono davanti agli occhi come in un documentario in bianco e nero; non riesce ad associare i nomi (o i soprannomi) ai visi di un tempo. L'unica immagine netta, anche se sfuocata, è quella di suo nonno Mico: la vera memoria storica di Nicotera; lui è il passato e il presente e....purtroppo, per allora, anche il futuro. Non è il suo vero nonno ma, per lui che non aveva nessun altro, è stato anche molto di più. A Nicotera, la gente, nasceva, viveva e moriva con la terra e il mare. Il mare era lì, davanti, da qualunque parte tu stessi in cima al paese. O già in Marina, ma anche sopra e dentro .... a tutti noi. Si viveva con la terra e il mare, per il mare e grazie al mare!….E, qualche volta, spesso, troppo spesso, si moriva... per e grazie a quel mare. "Tu sei giovane, forte, intelligente, hai grinta" le diceva quella vecchia vicina di casa "fuggi pure, corri, sforzati di non voltarti.....ma prima o poi dovrai fermarti e non potrai fare meno di vedere che …..è già dentro di te. "Promettimi" le ha detto, quando si preparava a partire insieme a la sua mamma per l'Argentina "di essere presente, di rischiare sempre, di amare e di viaggiare con poche cose?." Ha corso, ha conquistato, è arrivato - dice la gente. Ha avuto tutto ciò che doveva avere (ma questa è "un'altra gente").

LAGGIU', ALLA FINE DEL MONDO 

Avenida 9 de Julio, Buenos Aires

Arrivato a otto anni in Argentina con i suoi familiari nell'ottobre '51, cresce a Buenos Aires, nel sonnolente quartiere vicino al Congresso. Racconta di come egli avesse preso l'abitudine di viaggiare, non come turista ma come viaggiatore già allora, "è stato sempre un uomo con il sole in tasca".

Fu nel '59 al bar degli italiani; " Le 3 Caravelle" situato davanti all'Obelisco dell'Avenida 9 de Julio. Quel giorno prendeva un Campari insieme a suo cugino Franco Loiacono e due amiche Manuela e Susana. In quell'occasione  conobbe il noto fotografo e cineasta piemontese Carlo Biaghetti direttore dell'agenzia fotografica Argen Press. Parlando del più e del meno, le raccontava che era molto affascinato dal mondo della fotografia. Qualche giorno dopo le fu proposto da andare in studio per un colloquio. Così, affascinato da quel mondo, che si recò la stessa domenica pomeriggio.

Nei giorni che susseguirono già tentavo di prendere familiarità, scattando alcune foto a sua figlia Marina Biaghetti con la sua "Voighlander" nascevano i suoi primi ritratti, ma tanti ne sono susseguiti.

Alcuni giorni dopo De Pietro accompagnò a Biaghetti a realizzare un servizio fotografico ad una nota attrice argentina Graciela Borges, nella sua villa nella zona più elegante di Buenos Aires.

Finita la scuola, dal 1966 continua a lavorare frequenta personaggi, artisti e pittori di quella città e sente crescere un bisogno di creatività e di espressione artistica che troveranno nella macchina fotografica il suo mezzo più adeguato ed il suo linguaggio più esplicito. Si iscrive e frequenta anche un corso di presso Agfa-Ghevart.

Il sogno di diventare un professionista si infrange definitivamente alla vigilia della maturità, a seguito di un coinvolgimento in una serata della presentazione dell'autosalone di auto Mercedes del famoso pilota Juan Manuel Fangio, dove inizia ad esplorare seriamente il suo rinnovato interesse per la fotografia. De Pietro ha segnato quel periodo proprio in cui essa smetteva di essere un'arte minore per pochi, per essere pubblicata nelle riviste settimanali e mensili. si compiace, asseconda il narcisismo dei suoi personaggi, amici cui non chiede un lessico familiare, ma un atteggiamento, una dichiarazione di superiorità. Non c'è gioco, non c'è ironia. C'è esaltazione della sua personalità.

Pensava comunque di lavorarci più nella ripresa fotografica che all'alla penombra del laboratorio, alternando il reportage a personaggi famosi locali e stranieri di passaggio a Buenos Aires. Come l'opportunità di realizzare il servizio fotografico in occasione della visita in Argentina in della visita ufficiale del Presidente della Repubblica italiana Giovanni Gronchi. Per una rivista italiana, allora, le avevano commissionato alcune fotografie del Presidente argentino Arturo Frondizi nella residenza di Olivos. In quei anni ha fotografo anche la cantante Edith Piaf al Cinema Teatro Opera di Calle Corrientes. ha realizzato foto al cantante Domenico Modugno in concerto in Radio Nacional e tantissimi altri come il cantante lirico Mario del Monaco come protagonista di "Otello" al Teatro Colòn di Buenos Aires. 

STUDIO DI FOTOGRAFICO

In studio

"La Fotografia è un'emozione che mi cattura. Un'emozione che appartiene al mondo del non razionale, del non conscio, del non misurabile, del non codificabile". Era il 1968 quando (con un paio di anni di ritardo rispetto alla sua uscita) andai a vedere il fantastico film Blow Up di Michelangelo Antonioni, ignaro che ciò avrebbe lentamente scatenato in lui la grande passione per la Fotografia Pubblicitaria. Nel frattempo sbocciava Il suo amore per la fotografia pubblicitaria. Lasciò quindi l'agenzia fotografica di Biaghetti trovò un grande interesse per quel settore.

In quell'anno anno, ebbe la fortuna di incontrare un calabrese come lui, di Gioiosa Ionica, il fotografo pubblicitario Emilio Totino, che con le sue capacità fece scoccare in lui il vero amore per la fotografia pubblicitaria, tanto che ben presto diventò suo assistente dello Studio Totino, uno dei più importanti di Buenos Aires dove si realizzavano vere campagne pubblicitarie.
Totino le diede una conoscenza di quelli che erano le caratteristiche della fotografia pubblicitaria. Certamente la prima ed irrinunciabile è che comunichi correttamente un messaggio, che vede coinvolti account, esperti di marketing, art director, copy. Ed alla fine c'è il lavoro del fotografo la cui libertà creativa spesso è limitata alla sola scelta della tecnica espressiva.
Le immagini pubblicitarie di still life (natura morta) richiedono una cura meticolosa ed una grande conoscenza tecnica, e vengono nella quasi totalità realizzate con il banco ottico, macchina fotografica che consente grazie ai movimenti di basculaggio e di decentramento di selezionare piani di messa a fuoco a nostro piacimento e di effettuare correzioni o distorsioni prospettiche di gran lunga migliori di quelle realizzabili in postproduzione, il tutto con una qualità dell'immagine notevolmente superiore a quella consentita in altri formati inferiori.

IL RITORNO IN ITALIA

De Pietro nel '69 ritorna dal Sud America, per poi decidere di trasferirsi a Roma. Per Giuseppe De Pietro cominciano gli anni della gavetta, fatta di ricerca, di esplorazione e conoscenza e di inevitabili pellegrinaggi alle redazioni dei giornali per guadagnare un lavoro ed un poí di soldi.ha con se', oltre a pochissimi risparmi, solo la grande volonta' di riuscire a riemergere a Roma. E' uno dei tanti, all'epoca, che intraprende quel viaggio definito dalle cronache di allora, il viaggio all'inversa.

Siamo nel '69, gli anni dei Beatles e di Carosello, del boom economico e della brillantina Linetti e della Millecento. Arriva, nel suo paese a Nicotera, alcuni giorni per trovare un ordine mentale e pratico. 

Dopo un paio di mesi lascia i suoi nella terra nativa Nicotera per prendere il treno delle 21.08 per Roma. Ha incontrato i conoscenti che contano, molte di loro visti in Argentina durante le conferenze stampa, presentazioni di films o per affari: De Laurentis, Cristaldi, Ortolani, Antonioni, Foa' ecc. La sua nuova avventura stava ricominciando, questa volta attraversando il mondo del cinema. Per un'anno alterna il fotogiornalismo, alla fotografia di scena.

A ROMA

S.G.Laterano a Roma, la via dove è iniziato tutto

La famiglia e l'infanzia contadina, gli aneddoti della Roma da amare, nel 1970 conosce Clara Racanelli, sua futura moglie, che all'epoca lavora come centralinista ai Telefoni di Stato e le da l'opportunità ogni tanto di comunicarsi con i grandi editori di tutto il mondo, ma anche con fotografi. Costituisce a Roma la sua agenzia fotogiornalistica internazionale, si chiamerà "De Pietro Press International Photos", situata a pochi passi del Colosseo. Dalle finestre del mio appartamento si vede questo immenso parco è tutto molto ordinato, pulito, con gli alberi cresciuti qua e là, non certo osservanti di alcuni concetti estetici che qualcuno ha dettato come in tanti altri posti cittadini.

Davanti la mia casa in via S.G.Laterano 

FOTOGRAFO DI SCENA

Fotografo di scena del film "Così dolce, così perversa"

Locandina del film (foto De Pietro)

In Argentina nel 1968, sul set aveva fatto uno special di qualche giorno nel film "Martin Fierro" con Leopoldo Torres Nilson fu il primo di una breve esperienza come fotografo di scena. Diventare fotografi di scena, quarant'anni fa, era relativamente semplice, non c'erano tanti aspiranti fotografi come oggi, il cinema era molto attivo e molte produzioni e registi agli esordi cercavano di risparmiare il più possibile, per cui, se si presentava un giovane di buone speranze disposto a prendere 35/50.000 lire a settimana contro le 70/80.000 di un professionista affermato era facile essere assunto.

Nel 1969 ritorna in patria incontra Umberto Ortolani e suo figlio Mario Ortolani, con loro ha inizio una grande amicizia. Con Mario condividono la visione comune del fotogiornalismo, le propongono di gestire il settore fotografico della storica Agenzia Stefani in via Belsiana 72, angolo via Condotti a Roma, nella speranza di creare un circuito di distribuzione con reportage fotografici ed articoli in Italia e nel resto del mondo. Le danno inoltre l'opportunità farle conoscere importanti personaggi nell'ambito del cinema come il Produttore Franco Crisaldi, Dino De Laurentis, Michelangelo Antonioni ed altri.

Le fu dato l'incarico di seguire il film come fotografo di scena "Così dolce, così perversa" per la regia di Umberto Lenzi cui protagonisti erano Jean Louis Trintignant e Carol Baker.

Fu la volta poi di alcuni special del film di Dario Argento agli Studi De Paolis in "L'uccello delle piume di cristallo" sempre come fotografo di special per alcuni giorni. Allora aveva rapporti di collaborazione con Enrico Appetito che durò ancora per qualche anno seguendo altri film. In Italia poi, più che altro degli special (di uno, due giorni) con Dino Risi, Tinto Brass, Sergio Leone, Comencini, Luciano Salce e tantissimi altri registi.

Nel 1970 un nuovo il mio film sempre come fotografo di scena con Ugo Tognazzi per sostituire un collega, Claudio Patriarca, sul set del film "Cuori solitari" girato a Bergamo.

Questa ricognizione giocata nello scarto tra fotografia e cinema vede impegnati come cacciatori di immagini fotografi di scena, fotoreporter, agenzie fotografiche e fotografi anonimi che hanno avuto la forza di fornire un'immagine al tempo.
Cerca di catturare lo sguardo degli attori in scena senza fare rumore, cerca di "cogliere l'attimo.." in ogni modo, a qualunque costo. Stiamo parlando della figura (aimè, non sempre ben definita) del fotografo di scena, che si occupa di scattare immagini direttamente sul set del film al fine di pubblicizzare, attraverso la pubblicazione e la circolazione delle proprie foto, il film stesso.

Le foto possono essere scattate durante le riprese del film, mentre gli attori recitano, oppure negli attimi di pausa… nelle preparazione del set.
Si fotografa mentre si recita. Quindi il fotografo non potrà in alcun modo interferire con la recitazione, né tantomeno con la scenografia.
Gli elementi principali da documentare sono senza alcun dubbio il regista, gli attori e tutto il resto dello staff, l'azione che si svolge ed infine l'ambientazione in cui essa viene svolta.
In poche e brevissime parole.. il fotografo di scena non ha nessun controllo della situazione, ma la deve fotografare mentre essa si sviluppa, rendendosi praticamente invisibile!

Il fotografo di scena, infatti, compie scelte indipendenti rispetto al resto della troupe, scegliendo tempi, inquadrature e tecniche proprie.
Diventa, così, il primo interprete di un'opera e con il suo guardare discreto rivela le storie nascoste dietro i film e dietro i volti degli attori che gli confidano emozioni, contrasti, disagi, amori.
Una foto di scena ha soprattutto un forte valore commerciale perché è il primo contatto del film con l'esterno, il primo tramite per costruire il lancio pubblicitario, i manifesti e la visibilità sui giornali di tutto il mondo.
Un mezzo indispensabile per favorire la visibilità delle produzioni cinematografiche e degli attori, in grado di tenere viva l'attenzione di un vasto pubblico con le sue immagini fisse, sempre presenti.

DE PIETRO PRESS INTERNATIONAL PHOTOS

In redazione Via Civitavecchia, 3 Roma

Decide di fondare con i pochi risparmi, l'agenzia fotogiornalistica De Pietro Press International Photos, nei pressi del Colosseo. I tempi sono buoni, il lavoro non manca, ma qualche volta ha svenduto per pochi spicci il suo archivio prezioso di diapositive che portava dall'Argentina e che aveva realizzato in alcuni paesi dov'era stato in America Latina.

Sostenuto da una rettitudine esemplare vuole lavorare con onesta' e dignità. Con queste premesse si presenta all'Espresso (allora in vecchio formato lenzuolo) parla con Franco Lefevre responsabile del fotografico. Cede alcune delle sue foto e Le Fèvre gliene chiede altre. L'attitudine ai contatti e alla realizzazione delle foto per De Pietro sono innate. Passano gli anni e De Pietro Press International Photos cresce, le sue doti sono inalterate: serietà, correttezza, onesta' e fede alla parola data. I Direttori dei giornali di allora sanno che De Pietro è una persona sulla quale poter fare affidamento in qualunque momento. Inizia una nuova era: i direttori le chiedono servizi dall'estero dove già possiede tanti contatti.

All'epoca De Pietro era uno dei fotografi più noti a Roma, molto conosciuto anche all'estero, famoso per le sue foto di scena sul set, glamour e personaggi, ma che nella fotografia ha fatto e ama fare di tutto. Inutile scrivere un elenco di testate in cui ha pubblicato perchè le sue foto sono apparse praticamente in molte riviste italiane e testate straniere.

Pubblica i suoi primi servizi su Il "Tempo Illustrato", su "Il Mondo" ed "Epoca", "Amica", "Gente", "Oggi", cominciano le collaborazioni con i giornali. De Pietro fotografo, giorno dopo giorno colleziona scatti ed esperienze, approfondisce il settore fotogioornalistico. Le immagini di quei anni confluiscono nelle più prestigiose riviste europee "Stern", "Swatzer Illustrierte", "Paris Match", "Semana", ""Newsweek", "Epoca", "Tempo", "Personas", "Paris March", "Stern", "Interviù", "Hola", "Diez Minutos" e tanti altri.

Alcune delle numerose testate con cui ha collaborato, in Italia ed all'estero

Nel 1986 De Pietro si reca a Madrid e partecipa ad una delle riunioni settimanali alla redazione di "Personas", lo vogliono come corrispondente della rivista in Italia.

La ricerca sui viaggi gli permette, nel 1981 di vedere la pubblicazione di alcune foto di personaggi. Pubblicando il matrimonio di Kappler nel carcere di Gaeta in esclusiva mondiale pubblicate su "Time", "Stern". "Paris Match", "Mundo Hispanico".

Collaborazioni continuative ed una rubrica con "Mondo Cucina"  e "Tutto Turismo" 

Dal 1981 inizia a lavorare per "Mondo Cucina" della Casa Editrice Curcio, offrendogli l'opportunità di avere una sua rubrica "Le Ambasciatrici in cucina" realizzando interviste e foto alle Ambasciatrici a Roma. Nel 1982 si dedica alla realizzare di numerosi servizi fotografici in Europa, Africa ed America in Spagna, Francia, Svezia, Marocco, nei Caraibi e atri luoghi e sapori lontani, con immagini di luoghi e culture diverse per conto della rivista "Tutto Turismo".

Periodo storico felice per giornali e riviste. De Pietro non si ferma, e nel '73 cerca agenzie corrispondenti, fotografi, giornalisti nei cinque continenti. Era un periodo in cui non esitava a telefonare la Casa Bianca, Cremino, La Cia, la Nato, y studios cinematografici di Hollyhood, i stilisti piu' famosi di Roma, Milano e Parigi per farsi dare i nominativi dei loro fotografi piu' noti. Nei ventun'anni successivi e' sulla scena dei films piu' importanti, delle sfilate di moda di Roma, Firenze, Milano, Parigi e Londra. Le hanno aperto le porte numerosissimi personaggi dell'epoca specie del cinema, TV e musica. L'agenzia conquista uno spazio di mercato, diviene prestigiosa ed entra in contatto con giornali e riviste di tutto il mondo. De Pietro ha accomunato le grandi doti dai sudamericani con quelli dei nord europei con cui ha avuto grandi rapporti di lavoro: "Stern" di Amburgo, "Paris Match" di Parigi, "Punch" di Londra, ecc. Ma anche nel resto del mondo ha avuto scambi di esperienze: con l'agenzia di stato polacca Polska Agencja Prasowa, con le principali riviste del Giappone. Con il Sud Africa, con due dei maggiori editori dell'Australia. In Sud America con l'Editorial Abril, Machete, Vanidades. In Arabia Saudita con la rivista Femina. In Russia invece vendeva foto alla allora famosa agenzia Novisti ecc.

LA MOSTRA

Nello stesso anno lo vedranno protagonista in una mostra alla Galleria Besso di Roma su "Roma e Lazio, ieri ed oggi".

PROGETTI EDITORIALI - DIRETTORE RESPONSABILE

Era il 2008 quando le viene proposto un nuovo incarico, viene nominato Direttore di "Roma Sposi": un nuovo settore va aggiungersi a quelli già esistenti, l'ambito della sposa in quei anni andava per la maggiore, quindi anche qui, un grande successo.

IL FOTOGRAFO

Osservare, sentire. Sembrano questi i due verbi che hanno ispirato De Pietro. Vedo qui vent'anni di dialoghi con amici e colleghi alcuni servizi. Lo conosco da almeno vent'anni, quando condivideva giorni e serate con alcuni celebrità del cinema, teatro, moda e TV in; eventi, presentazioni di film, festival, conferenze stampa. L'incontro della vita, intorno al quale girano le infinite conoscenze di taluni personaggi che trovano in De Pietro il complice e il curioso che non vuole lasciarsi sfuggire la storia e pensa, come è stato, di lasciarne una memoria fotografica in cui narcisismo e consapevolezza di sè convivono nella reciproca considerazione del personaggio e del suo, mai impietoso, osservatore.

E' l'arte della fotografia rivolta ai personaggi che celebriamo con questo tributo, l'amore per la fotografia comincia da ragazzo, in quella terra del Sud America che ha lasciato nei suoi lavori il calore ed il colore della sua storia e delle sue indimenticabili immagini.

De Pietro è uno dei fotografi del nostro tempo. Non è un fotografo e non è un pittore, mi sembra piuttosto uno che adora le forme, che piega il mezzo con una straordinaria destrezza al fine che persegue. Dalle sue foto traccia delle linee e comincia una dialettica fatta di ordine e disordine, di articoli e di fotografia che contraddistingue ancora oggi il suo lavoro. E' notevole anche la realizzazione di alcuni servizi a personaggi della cultura e dello spettacolo, da Alberto Moravia, Raffaella Carrà, Gianni Morandi, Peppino di Capri, Giuliano Genna, Marcello Mastroianni a Lina Wertmüller, da Benigni a Troisi, Jorge Luis Borges, Edith Piaf, Giovanni Gronchi, Ornella Vanoni, Pier Paolo Passolini, Ornella Muti, Vinicius de Morais, Michelangelo Antonioni, Antony Delon, Roger Moore, Claudia Cardinale, Richard Gere, Fellini, Benigni, Troisi, che De Pietro realizza prevalentemente nei propri ambiente abitativi.

Con alcuni artisti dell'epoca come Renato Guttuso, poi fu la volta di Annigoni, Giorgio de Chirico, Manzù ecc. Il connubio con gli artisti continua tra il 1978 ed il 1983 per conto della rivista "Famiglia Cristiana".

Collabora con Paolo Mosca allora Direttore di "Play Boy" (edizione italiana) realizzando shoot fotografici con modelle glamour reinterpretando luoghi, volti, donne che erano le future attrici e modelle del domani. Forme ed abiti o lingerie e trasforma in elementi decorativi e in sciabolate di colore una realtà semplicemente magnifica. La lunga esperienza artistica di De Pietro è guidata dall'interesse curioso ed instancabile per l'animo umano e per l'energia del colore e la sua inesauribile e sperimentale ricerca e formazione.

Servizi fotografici che vengono molte di loro completati da un articolo. Grafia e immagine, oggetto e soggetto, che rappresentata per ciascun personaggio che svela all'obiettivo Contax e Leica di De Pietro la propria personalità ed emotività attraverso un solo particolare o un attimo. De Pietro ricerca la complicità emotiva con i suoi personaggi, li "costringe" ad un gioco teatrale che rimarca l'ambiente vissuto del personaggio; la propria casa e di tocchi di colore, di sguardi, di espressioni e di pose con cura conquistate.

Poi venne un periodo di grande confusione, soprattutto nell'editoria italiana: prezzi dei servizi sottopagati, mancati acquisti, pagamenti protratti, incomprensioni pilotate, velati discreditati e un mercato allo sfacelo, pongono in grave difficolta' la De Pietro Press International Photos che decide di chiudere.

"In quel periodo la tendenza della fotografia", afferma De Pietro, "sembrava essere quella di prendere le persone alla sprovvista o in situazioni vulnerabili, mentre s'ignora sempre più il ritratto classico, ma io rimango fedele al mio stile, era ciò che a me non interessava".

Dice "Prima ancora che persone in carne ed ossa", cosi' egli si esprime, "i suoi personaggi rappresentano uno spaccato del linguaggio. Ed è questa naturalità che De Pietro sottolinea". Morbidi contrasti, controluce e flash con un buon dosaggio della luce solare, la dove sia stato possibile, come afferma l'autore, "ritratti senza tempo, il cui fascino sta nella capacita' di svelare la personalita' dei divi pur mantenendo intatta l'aura fantastica della dream factory".

De Pietro fotografo, giorno dopo giorno colleziona scatti ed esperienze, approfondisce la cultura pittorica ed il senso del colore dei pittori e dell'ambiente romano del suo tempo. Le immagini di questi anni confluiscono nelle pi˘ prestigiose riviste europee e non solo.

De Pietro, infatti, inizia a proporre i suoi servizi andando personalmente dagli editori in Europa: Madrid, Amburgo, Stoccolma, Parigi, Lisbona, Vienna, Oslo ecc. Dalle sue foto traccia delle linee e comincia una dialettica fatta di ordine e disordine, di pittura e di fotografia che contraddistingue ancora oggi il suo lavoro.

E' notevole anche la realizzazione di servizi fotografici a personaggi della cultura e dello spettacolo, della moda da Completati da un testo autografo che motiva la scelta del soggetto. Grafia e immagine, oggetto e soggetto, una firma impressa e rappresentata per ciascun personaggio che svela all'obiettivo la propria personalità ed emotività attraverso un solo particolare o un attimo. Dal 1970 al 1991 presta il suo obiettivo in Italia: ritrae personaggi del cinema, della moda, dell'arte.

De Pietro ricerca la complicità emotiva con i suoi personaggi, li ìcostringeî ad un gioco teatrale che rimarca l'ambiente vissuto del personaggio; la propria casa e di tocchi di colore, di sguardi, di espressioni e di pose con cura conquistate.

Nel 1986 De Pietro si reca a Parigi e partecipa ad una delle riunioni settimanali alla redazione di "Paris Match".

L'anno successivo apre a Roma la sua agenzia foto giornalistica, si trasferisce in via Civitavecchia, dove maturerà l'idea di creare una imponente e prestigiosa agenzia collaborando con alcuni dei più importanti fotografi in Italia e nel mondo dell'epoca, di cui alcuni di loro oggi famosi.

PROVINI PER PLAY BOY

GIURIA IN CONCORSI DI BELLEZZA

Formavo parte della giuria di Look International Management

Durante la sua attività ha incontrato più uomini o più donne? E con chi ha solidarizzato meglio, sia nella vita sia nel lavoro?

In quanto editore tra le diverse riviste da lei pubblicate ci sono anche quelle "al femminile", come mai? Forse, perché ci sono state donne dalla personalità prorompente che l'hanno colpito durante i suoi viaggi? Tutto è già stato fotografato, detto e scritto, così come tutto è già stato inventato. Le idee migliori non possono essere che ricopiature – per non chiamarli "furti" belli e buoni – di quello che altri hanno già fatto prima di noi, ma anche noi abbiamo fatto qualcosa di buono che gli altri ci hanno invidiato e non ci siamo mai accorti. Essendo sempre stato affascinato del mondo dell'arte, ex selvaggio, poeta, raramente puttaniere, nonché discreta penna De Pietro per più di 40 anni gestì l'agenzia che portava il suo nome: De Pietro Press International Photos, ed i suoi servizi erano pubblicati sulle maggiori testate italiane e del mondo, nel quale la sua prosa satirica e avvincente, incontrando e ritraendo nella propria casa attrici e attricette dell'epoca, riusciva in modo mirabile a catturarne l'essenza e ad aver ragione di ogni loro segreto velo o pudore. Allora erano Rena Niehaus, Eleonora Giorgi, Marilù Tolo, Gloria Guida, Monica Vitti, Serena Grandi: nondimeno oggi, spero che qualcosa d'interessante e saporoso possa saltar fuori anche così, no sempre nudi.Quando ti capita una modella inesperta che fai?

Questa è la parte pi˘ difficile perchè devi capire la sua personalità e a seconda usare le maniere "buone" o "cattive", che non significa sbattere i pugni sul tavolo, ma semplicemente essere un pò pi˘ù severo. Se produco un servizio faccio assolutamente tutto il possibile per raggiungere gli obiettivi di qualità che mi sono prefissato, anche a costo di rimetterci parte del guadagno, per prolungare di uno o due giorni la durata delle riprese.

Alcuni di questi colleghi fotografi, erano molti e quasi tutti più bravi di me, con un bel modo di lavorare, io avevo un rapporto di amicizia soprattutto con Sergio Strizzi, ma ricordo con altrettanta stima Gianni Assenza, Poletto, Pierluigi Praturlon, e Tazio Secchiaroli che pur non avendo un'ottima tecnica aveva però una sensibilità straordinaria per cogliere al volo le situazioni e fotografarle.

Negli anni ottanta, invece, hai cominciato i tuoi primi servizi di nudo.

Certamente il cinema gratificava la mia caccia al "trofeo", ma il motivo per cui ho cominciato a fotografare le donne è che naturalmente ognuno cerca di fare quello che pi˘ gli piace e a me le donne piacciono moltissimo, soprattutto le donne mediterranee, e questo genere di fotografia è il migliore per lavorare ed avere rapporti ravvicinati con tante belle donne. Come una volta ebbe modo di dirmi Michelangelo Antonioni in casa sua (un grande maestro) -"Pino non fare quello che non sei, fai quello che sei"-. E poi c'è anche un motivo pratico se ho iniziato a fotografare donne; se riprendi un personaggio italiano, al di fuori dell'Italia, più di tanto non gliene importa nulla, mentre invece se fai una bella ragazza, nuda con le prerogative giuste, lo stesso servizio, puoi venderlo in tanti mercati: in Spagna, in Francia, in Olanda e così via, anche in America. Io, Rocchi e Angelo Frontoni, Roberto Rocco siamo tra i pochissimi stranieri ospitati tra le pagine dell'edizione spagnola di Playboy, all'epoca appena uscita.

Il primo servizio l'ho venduto su "Playmen" a cui già vendevo i miei special. Allora la redazione stava nel Lungotevere Direttore era Luciano Oppo, un grande personaggio, un direttore che ha fatto grande il suo giornale. In quegli anni "Playmen" era comprato anche da grandi personaggi ed intellettuali, scienziati, scrittori.

Tra le attrici giovani che ho fotografato mi è piaciuto di più fotografare allo era Manuela Arcuri, era senz'altro "un'espressione femminile" che mi ha colpito. Lei è una di quelle donne che vale la pena di fotografare, che andava vista nuda. Era una donna che ha gli attributi giusti, come tutte non è ovviamente perfetta, ma altre, magari più perfette, non sono così sensuali.

Con "Play Boy" collaboravo sotto la direzione con Paolo Mosca. Facevo delle fotografie un po' diverse, non troppo esplicite all'inizio. Penso che ancora oggi è praticamente l'unico giornale in cui i personaggi noti o supernoti sono disponibili ad essere pubblicati e spessosenza volere nemmeno un soldo. Claudia Pandolfi, Alessia Marcuzzi, Anna Falchi sono venute, sono state e continuano ad essere molto collaborative. Alcuni segni d'acqua come la Marcuzzi (Scorpione) sono molto alla mano e non ti "rompono" mai.

Oggi penso, sia diventato un lavoro più impegnativo e meno divertente. Vedi questa copertina? (si riferisce alla copertina di Play Men n. 117) la donna fotograta ha tutte gli attributi giusti: ha un bel culo, belle tette, ma questa donna qui non è facile trovarla perchè di solito le donne se hanno un bel culo hanno brutte tette, se hanno belle tette e un bel culo, magari non hanno un bel viso.

Donne italiane se ne trovano poche, allo ripieghi per le straniere e arrivano principalmente dai paesi dell'Est Europa. Molte volte ti arrivano ragazze totalmente insignificanti oppure assolutamente impacciate, a quel punto che fai? Le rimandi indietro? Hai già sostenuto le spese di viaggio e soggiorno, allora le fotografi lo stesso, ma con grande fatica e per avere un servizio fotografico mediocre. Anche sono diventato abilissimo nel valorizzare le donne, ho trovato difficoltà con ragazze di questo tipo. Per realizzare servizi di nudo prendevo da 800 mila che potevano arrivare fino a due milioni di lire.

Avvolte poteva esserci un coinvolgimento amoroso tra me e la modella. Ma era sempre difficile, a parte il fatto che durante lo shooting avvolte poteva esserci anche il truccatore, styling, l'assistente Qualche cosa può anche nascere, ma quando cè passione tra fotografo e modella può nascere un bel servizio fotografico proprio perché c'è un'"intesa anche amorosa.

La fase preparatoria dei miei servizi fotografici, iniziavano pù delle volte con la scelta della modella o talvolta dalla location. Comunque partivano da un'idea di massima e dal colloquio con i direttori dei giornali. Realizzare un servizio ha dei costi, quindi bisognerebbe sempre la sicurezza di averlo venduto. Prendo appuntamento con alcuni direttori, spiego il progetto, raccolgo suggerimenti ed esigenze editoriali e poi decido. Solo nella fase successiva passo alla scelta della modella o attrice, della location, degli accessori ecc. L'attrezzatura fotografica, in sala di posa uso ancora i proiettori, luce al tungsteno, ma in fondo che differenza fa usare una macchina piuttosto che un'altra, i flash Balkar piuttosto che i Bowens. L'immagine è fatta da quello che c'è dietro, è emozione come nella sensualità, c'è questa chimica che ti sale al cervello e ti coinvolge a seconda del tipo sensazione.

LOOK INTERNATIONAL MANAGEMENT

In via Lombardia, 14, nei pressi di Via Veneto a Roma nasceva la mia agenzia di attori e modelle "Look International Management" agenzia di casting "Look International Management" ed edita allo stesso tempo la rivista mensile "Fashion Faces" Per tutti quelli che vogliono calcare le scene e diventare personaggi dello spettacolo o della moda a Roma "capitale dello spettacolo e della moda".

Se si posseggono i requisiti giusti l'agenzia casting farà da trampolino di lancio per un futuro all'insegna del successo. L'agenzia casting "Look International Management" si occupa dell'investimento in termini di tempo e formazione del "materiale" umano che seleziona. Seleziona attori, comparse cinematografiche, comparse per spot pubblicitari, modelli e modelle. Importante presentarsi con un abbigliamento semplice, al fine di mostrare esclusivamente le proprie qualità. Uno stile acqua e sapone, dunque, è sempre ben accetto, soprattutto per chi vuol accedere alle passerelle. Quanto più si assume quell'aria da "ragazza della porta accanto" tanto meglio è.

Contano presenza, determinazione, talento, personalità accattivante, carisma e un pizzico di umiltà. Diventare una "new face" significa prima di tutto possedere un book fotografico ed accedere al mondo dello spettacolo tramite una formazione ad hoc. Essa scopre e lancia i talenti che saranno poi i protagonisti nel cinema, nella Tv, nella moda e certamente nella pubblicità. Scegliere l'agenzia "Look International Management" significa permettere al proprio talento di ottenere un'opportunità e di tentare i passi giusti per entrare nel mondo dello spettacolo. Il talento, si sa, è la chiave del successo, vuol dire assicurare, a chi merita, l'occasione giusta per diventare qualcuno ed ottenere successo. Essa vanta una rete di collaborazioni senza precedenti, aiutandoli ad aprire le porte giuste e ad introdurli nel mondo dello spettacolo presso le migliori produzioni legate al cinema, alla televisione ed alla moda.

DE PIETRO EDITORE

Nasceva uno dei primi mensili in inglese; "Happening in Italy"

Il 1975 è l'anno della svolta con la rivista in lingua inglese "Happening in Italy", dal sapore quasi artigianale, realizzata con grande amore, entrato in quei anni di diritto tra i cult di lingua anglosassone in Italia. Realizzato in meno di un mese con soli 780.000 Lire, ne incassa quasi 2 milioni ottenendo il plauso nel mondo dell'arte, della cultura, del turismo.

"Happening in Italy", da quando fu lanciato il primo numero nel marzo 1985, La rivista mensile è diventata di riferimento per tutte le persone di madrelingua inglese che vivono in Italia.

La sua particolarità sta nei contenuti che trattano argomenti generali relativi ai diversi aspetti della cultura italiana. I lettori di "Happening in Italy" possono potenziare la padronanza dell'inglese leggendo articoli di cultura generale, interviste e reportage, oltre a rimanere sempre aggiornati su questioni di attualità dell'Italia. Il mensile è disponibile in tutte le edicole d'Italia.

LA CONSACRAZIONE

La mia creatura; "Oggi Sposi"

Ci incontriamo nel mio ufficio in Via Lombardia a Roma che si affaccia su una delle strade più famose al mondo, Via Veneto. La prima stanza è l'ufficio, la seconda un salotto, sala di posa con divano (trasformata en salotto a seconda delle necessità del momento), poltrone e un grande tavolo di cristallo. Una libreria colma di riviste di articoli e foto pubblicate, libri di fotografia, e video cassette, poi alle pareti un grande manifesto autografato del grande Federico Fellini e numerose locandine delle sue campagne pubblicitarie di costumi da bagno. Ad aprirmi proprio Giuseppe De Pietro bell'uomo sulla sessantina, in forma, sguardo diretto di chi la sa lunga ed ha molto vissuto, sempre allegro. Le sue passioni, al di fuori della fotografia, sono i viaggi, il teatro, la musica tribale e dell'America Latina dove ha vissuto durante i primi vent'anni della gioventù.

Ma è "Roma Sposi" il suo capolavoro. Rivista dirompente sotto ogni profilo, nel settore del matrimonio. Crea un'edizione milanese e poi, ancora fu la volta di quella napoletana: la testata quasi setti anni dopo fu venduta ad un altro editore. Ha tra i motivi di successo il suo contenuto, gli articoli scritti da penne importanti nell'ambito della moda.

Il successo raggiunto ha permesso a De Pietro di continuare nel settore editoriale, abbandonando quasi definitivamente la fotografia. Ha ideato un progetto d'avanguardia all'epoca, una rivista dal pensiero darwinniano mondo totalmente incentrato sulla natura, dalle atmosfere paradisiache, in principio non ottiene il successo sperato, forse a causa della sua eccessiva modernità o per gli articoli troppo filosofeggianti e cerebrali scritti a giornalisti importanti di settore. In realtà la rivista è un autentico, piccolo capolavoro di straordinaria inventiva documentale. Rifiutando di accogliere le rimostranze dell'allora editore Paolini. De Pietro pretese che ogni pagina della rivista rimanesse fedele alla propria visione artistica e dei contenuti.

IL CARATTERE

Un thè da Bebinghton nel 2021

De Pietro al Palazzo Assicurazioni Generali 

Si beve un thé freddo, si guarda attorno, Giuseppe De Pietro. Ma è una distrazione apparente. La sua immagine di uomo caldo lo protegge delle giornate aggressive ed invadenti. Io non voglio entrare nell'intimo della sua vita, ma nel quotidiano, e se lo faccio, con discrezione. Appena lo avverte si distende e si allunga sul divano. Ha un'aria serena, rassicurante, quasi paterna. Il suo sorriso è dolce e luminoso. E torna in mente ciò che mi ha detto al telefono un suo amico pittore di Barcellona: "Pino? Basta guardarlo per essere felice".

"Ordinato, pignolo sul lavoro, nient'affatto vanitoso, aperto a tutto, dall'allegria snodata alla malinconia influenzabile, ma solo in modo transitorio e occasionale. Le decisioni importanti li prendo di testa mia. La volgarità m'imbarazza, mi appaga invece la vicinanza di persone intelligenti di qualunque strato sociale essi provengono. Non ho rimpianti, qualche volta, soffro di nostalgia, detesto guardarmi alle spalle e per questo forse non ho mai fatto un bilancio della mia vita e in genere non ho paura di niente. Neppure della vecchiaia. Da vecchio eviterò di essere fuori posto o ridicolo. Credo che mi piacerò sempre, anche con tante rughe in più". E' la raffinatezza dei dettagli: la cosa giusta, il colore giusto, la misura giusta. Anche solo un mazzo di fiori freschi a tavola. Mi piace molto la parola "adorabile". Ha un suono così dolce e un bellissimo significato. La uso spesso riferita a persone che le piacciono.

Nei rapporti con le persone vicino gIi 80 anni, De Pietro non si ha più voglia di opportunità lavorative, conflitti, discussioni, complicazioni, avventure.

Tende a "selezionare" i parenti, gli amici, i conoscenti, gli opportunisti, i furbi. Si sceglie di circondarsi sempre di meno persone. De Pietro comincia a scegliere il silenzio; a volte sceglie persino l'assenza. Si dedica di più solo a ciò che è in pace con sé stesso. Comincia a vedere le cose per come sono, e sempre meno di come sembrano. La parte migliore di se, comincia a preservarla solo a chi sa di meritarsela. Tante cose ha imparato a tacere; tante cose ha imparato a lasciar andare. Fa una selezione tra "utile ed inutile". In fin dei conti, tutto ciò che è inutile, non le serve. Si sbarazza di tante cose: parole, persone, oggetti, luoghi, progetti, idee.

Tieni stretto a se, tutto ciò che lo rende migliore. Per il resto, impara l'arte dell'indifferenza, anche se non è nel suo stile. Si accorge che non c'è mai una seconda vita.

L'ARTISTA

Giuseppe De Pietro, con l'hobby della pittura. Cresce e studia a Buenos Aires. Il 1965 è un anno cruciale per il giovane fotografo, perché è a quell'epoca conosce l'artista argentino Alonso Casellas, in occasione di un'ntervista, del quale diventerà in seguito grande amico. 

Se bene già si dedicava alla sua professione: la fotografia. Alternava di mattina lo stage nell'agenzia fotogiornalistica Argen Press, e di pomeriggio frecuentavo lo Studio Totino dove si realizzavano grandi campagne di fotografia pubblicitaria.

Negli anni '70 De Pietro si cimentava nella pittura da autodidatta dedicandosi alle opere artistiche, facendosi apprezzare e conoscere anche per i suoi quadri surrealisti, sempre per hobby.

De Pietro acquisisce la consapevolezza, che non può vivere più a Buenos Aires e così decide di seguire il suo amico a Roma per proseguire il proprio percorso artistico.

In quei anni a Roma conosce alcuni degli artisti più influenti del momento tra i quali Annigoni, Guttuso, Manzù e De Chirico.

De Pietro, in quell'epoca, si era fatto conoscere e apprezzare quindi non solo per le sue fotografie a personaggi e per il contributo dato al cinema come fotografo scena, ma anche per la pittura.

LA CASA ATTUALE

Le pecore, davanti casa, nel 2000

E' dalle parti di Montesacro, a Roma, e dà sul Parco di Aguzzano con tanti alberi ed aria pulita. La natura manifesta la sua grandiosità ovunque, anche sulla porta di casa, se fosse solo ad abitale sarebbe di una serenità zen. Anche se la sua casa è arredata alla buona con mobili che un giorno erano di moda: la stanza da letto è il mio locale preferito. Mi rilassa starmene un po' al computer, un po' sdraita sul letto ad ascoltare i rumori della strada: le grida dei ragazzi, lo strillo delle cornacchie.

Mi piacerebbe avere un rudere in campagna, in Toscana, ma non ho avuto questa fortuna, quella che ho avuto mi è sfuggita; troppo isolata. Mi piacerebbe lavorare in un piccolo giardino, magari una parte adibirto ad orto e piantarmi le cose che piacciono, occuparmi dei fiori, leggere riviste o vedere vecchi film. Il mio preferito: "Un uomo ed una donna" con Jean Louis Trintignan che tra l'altro, con lui anni dopo, ho anche lavorato. 

L'AMORE

Matrimonio, 24 gennaio di tanti anni fa

Nel 1970 conosce Clara Racanelli a Roma, dove la donna era responsabile del settore telefonico di Telefoni di Stato. Fu proprio Clara a convincermi di aprire un'agenzia fotogiornalistica collaborando con riviste di oltre quaranta paesi. Clara ha preso i primi contatti direttamente telefono con riviste di portata nazionale in ogni paese.

Sua moglie dice di lui "Un uomo molto gentile, lo pensano tutti, è anche molto fermo e determinato, ma gentile nei modi, si potrebbe dire. Non è mai esistito nulla che amasse più del suo lavoro. E' un giornalista, un fotografo, pittore".

La coppia ebbe un figlio Valentino, ma resta sempre affilatissima. "Credo di avere un angelo custode…sì…mi sento una persona molto protetta. Sua futura moglie, che all'epoca lavorava come centralinista ai Telefoni di Stato le da l'opportunità ogni tanto di comunicarsi con i grandi editori. Nel 1973 diviene corrispondente da Roma del settimanale "Personas" di Madrid grazie a Aurelio Gotor all'epoca Capo Redattore del settimanale, dove pubblica servizi fotografici di numerosi personaggi italiani e stranieri.

De Pietro, infatti, inizia a proporre i suoi servizi andando personalmente dagli editori in Europa: Madrid, Amburgo, Stoccolma, Parigi, Lisbona, Vienna, Zurigo, Ungheria ecc. De Pietro. Moltissimi personaggi noti, italiani e stranieri si sono fatti fotografare. E per far conoscere i servizi fotografici, i continenti inesplorati di un personaggio, nessuna immagine ci è sembrata più adatta di quella scelta. Giuseppe De Pietro realizzata da sua moglie Clara. Ha un buon rapporto con suo figlio Valentino. E' facile anche, perché è un maschio, in alcune cose ha lo stesso modo di vedere le cose, lo stesso punto di vista. Suo figlio ha una bella testa, è molto lucido e razionale. E' bello parlare con lui anche se non lo fa speso, c'è un po' di pudore.

"E' energia, fantasia, colore. Ti prende i sensi, il cuore, il cervello. Poi devi fare i conti con la realtà. Ha avuto poca fortuna da una parte, ma in compenso ha prevalso la qualità e non quantità, quindi amori intensi più che amori transitori o consumistici. Poi viene il momento più importante, la donna della sua vita, dopo alcuni anni di convivenza: il matrimonio. Intenso, passionale nella prima parte della sua vita, poi, momenti felici quando nasce il figlio, ed infine (una terza fase, per così dire), un conteggio quotidiano, faticoso e noioso di pro e contro. Il volo del tuo cuore finisce a terra, spesso rovinosamente. Mi sono sposato con Clara ma non rimpiango di averlo fatto, faceva parte del gioco e n'avevo intuito le regole. Oggi sono più cauto. Certo il piacere di fare l'amore c'è l'ho forse più di prima, ma credo sia sempre più difficile, avere delle possibilità, almeno per me, soprattutto, uno come me, che difficilmente scende a compromessi con una donna. Sono i compromessi ad uccidere l'amore. Forse non mi sarei dovuto sposare, avevo scelto una carriera che non mi permetteva di fare il padre a tempo pieno e poi, io stesso non sono mai del tutto cresciuto. Vivo insieme a mia moglie e mio figlio, ma tante volte e come se vivessi libero e solo, e sto bene. Sono l'unica persona con cui non mi annoio mai".

L'IMMAGINE

"Quando mi guardo allo specchio, dico: ancora ti reggi. Non cambierei niente di me, tranne un po' di pancia, farei volentieri un po' di ginnastica, ma sono pigro in tal senso. Per il resto; capelli lavati in casa, tagliati ogni tre, quattro mesi, qualche volta neanche li pettino, pochissimi grigi, nessun anello d'oro, unicamente l'orologio al polso, sempre lo stesso. Seguo, nel possibile, una alimentazione vegetariana. Mai fumato, non bevo liquori, di tanto in tanto, mi concedo qualche bottiglia di buon vino: Barolo, Barbaresco, Gavi, Arneis, Brunello, Alianico o più semplicemente un Chianti o Frascati, meglio se bevute insieme agli amici mentre cucina lui per loro.

Presentando il libro "Nicotera, una volta"

Cerco DI riposare sei ore al giorno, mangiare molta frutta digiuno. Sono pigro per fare qualsiasi sport e adoro la buona cucina, come già accennato. Sì, mi piace cucinare. I week-end ho più tempo da dedicarmi. Pranzi informali, qualche volta con amici, lo spazio è piccolo. I miei piatti preferiti sono i risotti ed alcuni primi e debbo dire che mi riescono molto bene, tra cui la "pasta e fagioli".

Mi faccio dell'acqua di frutta che sostituisco all'acqua minerale, prima bevevo il "mate", una abitudine che mi sono portato del Sud America, oggi caduta in disuso. Il mio armadio è povero di indumenti, quelli che ho, sono rigorosamente usate, comperate a Porta Portese, ma di ottima fattura, grani griffe. Scarpe da ginnastica, sandali greci, mocassini, scarpe nere per la sera. Ho un debole per i profumi, ma d'inverno amo anche l'odore della mia pelle",comunque, la bellezza è il valore di ciò che fai".

LE ABITUDINI

Relax

"Tutto quello che faccio, lavoro compreso, è scandito dalla mia pigrizia, non mi sentirai mai dire "devo correre al tale posto, per la tale cosa...". Sono terrorizzato dagli obblighi d'orari e impegni stabiliti, ho perso delle ottime opportunità proprio a causa dei ritmi stressanti. Non appartengo all'esercito della società dei forzati. Mi piace prendermela comoda, fare la colazione al mattino, magari davanti ad un vaso di fiori freschi, quasi sicuramente mangiando frutta, ma seduto a tavola, leggendomi i giornali o guardandomi i telegiornali esteri. Pur avendo la patente guido pochissimo, e spesso me ne vado in giro da solo, senza mete particolari, aspettando che l'imprevisto mi venga incontro. Poca televisione, niente libri purtroppo, molti periodici. Di sera esco poco, non mi piacciono i locali, mi piace di più andare per vecchie hosterie. Vado a letto con pigiama, in estate dormo nudo e mi addormento sorridendo. Sogno di viaggiare la cosa che amo fare di più. Sull'eleganza faccio mia una frase di Trussardi che ho conosciuto personalmente: eleganza è portare un pull-over nero ed essere innamorato. Con un'aggiunta: un paio di scarpe marrone chiaro. Gli accessori sono fondamentali. Io ho tanti vestiti ma spesso mischio capi basic dandogli un tocco di originalità con l'accessorio particolare; che possono essere una cintura o una cravatta.

BENESSERE

Pino al Palazzo Colonna durante un vernissage

Ad un argentino che capitò in Italia le ho detto: "attenzione, in Italia devi capire quali sono i veri prezzi del benessere. Sul bilancio vengono trascritti solo i dati positivi. Quelli negativi sono occultati, ma qualcuno paga lo stesso il conto. Da una parte costruiamo e dall'altra distruggiamo. Io sostengo che più si possiedono oggetti e meno si gode del tempo. La ricchezza tempo è ingrediente essenziale di una buona vita. Evidentemente sono aumentati oggetti beni e servizi, ma abbiamo sempre meno tempo, tutti sono diventati frenetici e scontenti

LA SUA PROFESSIONE

Durante la pausa del reportage all'isola di Minorca

De Pietro è stato un reporter, è un'artista che costruisce emozioni e le rappresenta. La fotografia era solo un mezzo. E' stato pittore, poi ha capito che le immagini scattate come appunti di lavoro rivaleggiano con i suoi articoli di viaggio, di moda, di spettacolo, costume, spettacolo ecc. Da allora a quasi smesso di fotografare, dedicandosi più alla giornalismo e alla realizzazione di piccoli periodici.

I VIAGGI

Plaza de Mayo, Buenos Aires

Pino BMW Gennaio 2005

Oslo Magic Ice Bar


Oggi è un maturo travel journalist, viaggiatore, narratore d'immagini e parole di viaggi in Italia e nel mondo. De Pietro è uno dei giornalisti italiani più noti nel settore del turismo ecologico. Il viaggio, nel mondo, è la sua vita.

Viaggiare significa calarsi il più possibile nella realtà che si incontra. Lasciarsi guidare dalla curiosità. E seguire un filo. Quando viaggia si lascia guidare dal caso, dagli incontri fortuiti e dall'imprevisto. Come le è successo in quel lontano novembre in Marocco, quando ho incontrato in un bazar di Marakesh un vecchio amico Sevilla ormai chef di un grand hotel, che viveva lì da parecchi anni.

Sempre in Marocco dice: "mi sono fatto guidare da due studenti delle scuole coraniche. Mi hanno aiutato a vedere il mondo con i loro occhi, altrimenti avrei viaggiato utilizzando solo i miei occhi e i miei pregiudizi, andando solo dove le mie scelte mi portavano".

Adora viaggiare e sta benissimo da solo. Odia guardarsi indietro e fare bilanci. Qualche volta soffre di nostalgia. Ha viaggiato in molti Paesi, in alcuni di questi, più volte, realizzando reportage di viaggio e natura.

E' un uomo attivo dalle sei del mattino alle ventiquattro, anche i giorni in cui si trova in viaggio. "L'importante non è la meta, è il viaggio", è il segreto per scoprire il mondo. Ancora oggi ha il dubbio di non avere mai raggiunto alcuna meta ma di avere fatto tantissimi viaggi bellissimi e incancellabili. Per settimane, ha girato il nord dell'Argentina, per giorni ha vissuto anche con gli indios Mepuche al Sud. E, non ha mai misurato il tempo passato in Brasile, avvolte anche lontano dai grandi centri. Ricordo gli arrivi nelle città mitiche scoperte prima sui libri. E gli autobus, e i treni, i battelli e gli aerei fragili come aquiloni che qualche volta atterravano anche fuori pista: perché tutto è straordinario in viaggio, degli aerei non nega di avere sempre un po' di paura. Forse s'impara a viaggiare quando si accetta di mancare la meta. Può non visitare templi né musei e tuttavia conoscere la vita di un popolo stando seduto a sorseggiare un vino o una birra. Parte per operare il distacco della quotidianità, per interrompere i tempi della produzione, per riconquistare l'anima che ha ritmi completamente diversi da quelli della vita d'ogni giorno. Il viaggio per lui è l'elogio dell'ozio, l'ebrezza di spendere i giorni seguendo solo le emozioni e il piacere dell'altrove.

Col passare degli anni, le partenze si sono fatte più facili: la valigia di pelle è stata sostituita da una borsa di tela cerata alla cow boy.

Tre camicie, due jeans un bleaser, un paio di pantaloni grigi, due paia di scarpe. Il rasoio, un profumo, le macchine fotografiche Contax e gli obbiettivi sistemate nella stessa borsa, un notes. Gode di un'insolente libertà. Senza patria e senza bandiera, padrone d'ogni istante del viaggio, può fermarmi più a lungo in un luogo che le rivela inaspettate delizie o ripartire se i suoi sentimenti lo vogliono.

Nonostante tutto, ama Roma, la città dove vive, è la città più bella del mondo, anche se oggi suo malgrado i non romani come lui l'anno popolata, arricchita e involgarita. Si sente onorato di appartenervi.

Mettersi in viaggio alla ricerca della sua felicità interiore ha la sua risposta istintiva. Solo che alcuni dei suoi viaggi non sempre sono stati così, alcuni sono stati difficili, perché ogni passo, ogni scelta – a volte fra ragione e follia, fra curiosità e magia – ha sempre a che fare con la sua sopravvivenza. Strada facendo prende appunti. Talvolta da questi appunti nascono degli articoli che sono una poesia. Da questo suo modo di girovagare, De Pietro arriva a una visione di quel che più profondo questo o quel luogo può offrire all'uomo: i sentimenti, la spiritualità. Il viaggio, alla fine, per certi versi, si trasforma in un viaggio interiore, alle radici divine dell'uomo. Spera sempre nell'incontro casuale con uomini saggi – casuale certo no, perché "niente, mai succede per caso nelle nostre vite" dice De Pietro – segna la fine del cammino. Nel silenzio di una grandiosa natura magari De Pietro arriva alla conclusione che si tratta soprattutto di essere in armonia con l'universo e con se stessi; che si tratta di saper guardare il cielo ed essere una nuvola, che si tratta di "sentire la melodia". La cura dell'uomo e di tutte le cure è quella di cambiare punto di vista, di cambiare se stessi e con questa rivoluzione interiore dare il proprio contributo alla speranza in un mondo migliore. Tutto serve, la mente gioca un enorme ruolo nelle nostre vite, "i miracoli esistono", ma ognuno deve essere l'artefice del proprio.

La differenza tra il turista e il viaggiatore è che il turista consuma tutto. Si vende tutto di un luogo e delle persone che lo abitano pur di fare soldi. Come è accaduto nella sua città acquisita. Roma si è trasformata in un'enorme bottega. Il turista scende da un aereo con l'aria condizionata e viene prelevato da un autobus con l'aria condizionata. Negli alberghi trova la cucina internazionale che è uguale dappertutto e si lava con un sapone che è lo stesso sia a Roma che nel Rajastan. Viene caricato su una barchetta al largo di Benares, fa quattro foto e torna dicendo di aver visto l'India.

Nyhavn, Copenaghen, Danimarca

Marakesh, Marocco

Patagonia, Argentina

Barbados

SUNTIME MAGAZINE

Magazine cartaceo Sito Web mensile

Nel 1999 da questa attività di reporter che nasce attraverso il mezzo artistico, fa una riflessione sulla "natura ed i viaggi, popoli e soprattutto su usi e costumi ecc. Anche lui come travel journalist è sempre in movimento, sempre in viaggio, eppure si fa meditativo di fronte alle bellezze della natura, dell'arte, della storia, della tradizione, dove regnano vita e misura d'uomo. Dunque, quale rivista da lei diretta consiglia di leggere al viaggiatore non tanto per turista mordi e fuggi. Prima d'intraprendere un viaggio che sia all'insegna della sua voglia di associare storia e bellezza dei luoghi, gastronomia, divertimento e benessere. Nei primi mesi del 2000 ha lavorato alla stesura dei testi e della nuova veste editoriale di "Suntime Magazine" è stato un flop secondo me, perché l'editore puntava su una rivista commerciale ma poi le ho fatto la proposta di farmi cedere la testata e così fu che ha ottenuto il successo sperato, anche, non è mancato qualche colpo di scena.

LE ASPIRAZIONI

Jerez de la Frontera, Spagna. Pino in epoca di vendemmia

Il desiderio di cose vere, di divertirmi lavorando come ho sempre fatto. Mi piacerebbe zappare la terra, come ha fatto mio padre e produrre vino biologico, olio buono, coltivare frutti quasi scomparsi, ortaggi, verdure, fiori. Quando rare volte l'ho fatto in Calabria, mi tornavano in mente lo smoking durante le serate al Festival di Cannes o il Festival della Canzone italiana a San Remo appresso ai grandi big dell'epoca. Mi piacerebbe ritirarmi nella natura; un rudere di due, tre ambienti ad Arezzo, dove vivere di sole, vento, aspettando la pioggia che bagna la terra. Sa di buono la terra appena bagnata dalla pioggia, ti porta alle origini. Mi piacerebbe avere come orizzonte le curve verdi delle colline toscane, nell'entroterra aeretino. Proteggere le mie piante , vederle crescere sotto il sole. Vorrei trovare il mio posto, la mia casa interiore, lontano dall'asfalto e dal cemento. A volte si passa questa vita senza lasciare traccia, io vorrei lasciare un campagna, mi piace pensare che qualcuno un giorno si godrà quei frutti. Alla fin fine, che cosa le ha dato più soddisfazione: la carriera di fotoreporter, di giornalista o di editore

SERVIZI REALIZZATI E PUBBLICATI 1961-2023

Julia Roberts a Pzza Navona Film "Mangia, prega, ama"

Conferenza stampa presentazione film Cristian De Sica

Nino Manfredi  davanti Hotel Negresco nel 1980 

Federico Fellini Teatro N°5 Cinecittà nel 1980

Sean Connery al Festival di Cannes

Juan Manuel Fangio inaugurazione Mercedes Benz a Buenos Aires 1965

Gianni Agnelli e la moglie Marella 1980 a Roma

Bud Spencer a Nizza Hotel Negresco-Nizza 1980

Il saluto di Gina Lollobrigida reportage villa dell'Appia Antica

Alda Fendi con Sindaca di Roma Raggi 2022

Monica Vitti durante presentazione del film

Rosso Valentino all'Museo Ara Pacis a Roma

Bob Dylan a Roma 1980

Maria Teresa di Calcutta, Palazzo Torlonia 1983

Jean Lous Trintignant 1969 durante lavorazione film "Così doce, così perversa"

Alberto Sordi nel giardino di casa 1990

Presidente Repubblica Giovanni Gronchi a Buenos Aires 1961

Diletta Liotta al Foro Romano 2022

Julio Iglesias a Roma 1989

Roberto Benigni al Teatro Comunale di Firenze 1995

Domenico Modugno nel 1963 a Buenos Aires prima di entrare audizione Radio Nacional 

Claudia Cardinale alla Casa del Cinema maggio 2023

Terence Hill e Raul Bova, presentazione serie "Don Matteo"

Papa Francesco e Rino Barillari nella Sala Stampa del Vaticano

Enrico Berlinguer 1987

Gigi Proietti e Vittorio Gasman al Globe Teatre 1998

Jorge Luis Borges e Kadama Hotel Ambasciatori Roma 1981

Reportage allo scrittore spagnolo Rafael Alberti 1976

Novembre '70 Combattimento Nino Benvenuti e Carlos Monzòn

Matthew McConaughey al Colosseo

Giorgio Armani e Maria Grazia Cucinotta 2017 durante conferenza stampa

Giorgio De Chirico nella sua casa a Piazza di Spagna 1976

Lucio Dalla e De Gregori 2011

Paolo Sorrentino durante lavorazione film "L'oro"

Teatro Brancaccio, Maradona nel 1998

Monica Bellucci, presentazione film "Spectre" Roma 2015

Shiffer (Alta Moda) su Roma Sposi 1992

Passolini in casa Via Carini a Roma 1981

NICOTERA, UNA VOLTA

Copertina del libro "Nicotera, una volta"

Sto scrivendo il mio promo libro "Nicotera, una volta". Il libro che narra la Nicotera degli anni cinquanta, un'identità che ti porta al cuore del mio paese, dove si ricordano momenti di vita vissuta in quel contesto, percependo non solo la bellezza esteriore del paese stesso, ma ricordando gli origini stessi di Nicotera. Il volume, nella sua stesura si avvalso della collaborazione di sua mamma ed alcuni amici del luogo. In particolare, per le tante immagini d'epoca e alcune notizie inedite.Colpisce un pensiero che è una vera e propria chiave di lettura del volume: "De Pietro, ha una devozione speciale di Nicotera, vuole impossessarsi della sua anima, raccontandola ai suoi concittadini e a coloro che hanno curiosità di vicende umane".Nell'oblio del tempo De Pietro "ritrova", "scopre", "recupera" testimonianze orali e parole scritte, consulta documenti, libri antichi, archivi, immagini d'epoca, bibliografie e fotografie. Dal periodo più più recente XX secolo, un lungo percorso storico che passa da certezze, verità e supposizioni. Tanti i punti sono state forse, trascurate, in quanto non appartenevano agli anni '50. Se bene l'origine di Nicotera, ha origini antichi, il porto nell'età romana, il periodo cristiano, quello bizantino, saraceno, normanno, svevo, angioino, spagnolo… e poi ancora il feudo dei Borboni fino all'Ottocento. Prevalentemente il libro tratta la Nicotera del '900, l'emigrazione, il dopoguerra, i tanti accadimenti di un secolo con i ricordi dell'infanzia e con tanti frammenti storici locali. E' una sorta di miscellanea, tanti aspetti del passato di una quotidianità nicoterese, molto dinamica, con la ferrovia, l'attività contadina, i vigneti, i borghi, ma anche le gare, i giochi, le arti e i mestieri, le feste religiose e le fiere. Tanti argomenti, tante parole, tanti elementi inediti per conoscere, Nicotera.

LA FAMIGLIA

Mia madre Francesca e mio padre Salvatore 

Suo padre Salvatore De Pietro e sua madre Francesca Scardamaglia, loro le hanno insegnato la saggezza e la serenità pur essendo gente umile. La loro grande lezione è che devi diventare ciò che sei. Perché se stai più in alto o più in basso, finirai per sentirti sempre a disagio. Famiglia cattolica, i cui valori cristiani sono chiaramente evidenti nel suo carattere altruista, sempre presente ad aiutare il prossimo, i tutti i modi possibili. Era "partito" tanti anni fa da quel piccolo paese di Nicotera di fronte al mare.

Quando vivevano, erano tristi perché stava lontano da loro, ancor di più quando si allontanava all'estero, tutto sommato erano contenti del successo del figlio nella fotografia e nel giornalismo. Quando si trovava nei Festival di Cannes, Venezia, San Sebastian o Berlino, o nelle sfilate di moda o in qualche avvenimento importante, erano attenti mentre guardavano la TV per vedere se per caso poteva esserci il figlio, com'è capitato alla Mostra del Cinema di Venezia, in qualche sfilata dell'Alta Moda oppure quando veniva a Roma qualche Capo di Stato, certo, no se rendevano conto di quanto sia stato un terno al lotto. Del resto sono proprio loro ad averli insegnato a non vantarsi, a non mettere tutto in piazza, a esercitare la dignità, quella riservatezza che ti impedisce di raccontare nel dettagli il tuo intimo. Ma su questo io preferisco essere un libro aperto. Lui è passionale, prova delle emozioni forti anche raccontando le sue cose, ciò è aprirsi con la gente. Tanti, argomenti analoghi a quelli che ha da raccontare si possono leggere anche sui giornali! Suo padre Salvatore ogni tanto le ricordava che: "se ami quello che fai, non avrai mai lavorato in tutta la tua vita".

Mio padre aveva a Buenos Aires portava il carretto, vendeva frutta e verdura. Sostava nel "barrio" di San Telmo, dove ogni mattina, mi alzavo alle 4 per andare ad aiutarlo a spingere il carretto e mettere a posto le cassette della frutta e verdura.

© 2023 Giuseppe De Pietro. Via Locke 17, 00156 Roma
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